In Italia ci sono 1.200.000 musulmani.
In Italia ci sono 258 luoghi di culto islamici (31 in Lombardia): non tutte vere e proprie moschee, soprattutto luoghi di ritrovo, con varie sentenze del TAR in merito.
Negli ultimi giorni, sull’onda degli attentati di Mumbai e sugli arresti di presunti terrortisti avvenuti in Lombardia, uno dei quali predicatore del centro culturale “Pace” di Macherio, si è scatenato un dibattito, soprattutto tra Lega Nord e il Vaticano, sull’apertura di nuove Moschee.
Subito mi colpisce che ne parlino la Lega Nord, nota per le sue continue proposte sul mondo dell’immigrazione (dalle classi ponte all’assistenza sanitaria agli irregolari), e il Vaticano: e il resto della tribuna politica? Tettamanzi si rivela essere il più aperto.
Il problema è a vari livelli: tutto nasce dalla mancanza di una rappresentanza unitaria che costituisce infatti una caratteristica specifica dell’islam in generale, da cui la mancanza di accordi ufficiali con lo Stato Italiano: la Consulta islamica che riunisce i più importanti rappresentati dell’islam italiano, poteva in qualche modo risolvere il problama. Peccato che Maroni non la convochi da giugno.
Come corollario c’è la mancanza di un albo e di una formazione specifica degli Imam che spesso hanno ricevuto una formazione religiosa all’estero, magari non conoscono la lingua italiana, e si teme che nei loro discorsi trasmettano principi estremisti.
“Lo Stato deve esercitare il controllo: le moschee devono essere luoghi di culto, non luoghi di ritrovo per fondamentalisti. Il divieto però può essere pericoloso, perché fa di tutta l’erba un fascio. Per fortuna non tutti i musulmani sono terroristi… bisogna lavorare, a livello istituzionale, per razionalizzare la formazione del personale di culto e degli imam. …In Francia c’è lo stesso problema. L’Istituto cattolico di Parigi e la grande moschea della capitale hanno dato vita a un corso per formare gli imam francesi: non vedo perché non si possa esportare questa esperienza anche in Italia, ad esempio con un accordo fra la Gregoriana e la grande moschea di Roma….Oggi è una giungla. È necessario creare un’abilitazione per le moschee. Le istituzioni devono controllare chi promuove la pace e il culto della religione e chi usa questi luoghi per fare il contrario. La moratoria è inutile: serve una selezione di centri abilitati».
A parlare non è Bossi ma Khaled Fouad Allam, sociologo e politico algerino, docente di storia e istituzioni del mondo musulmano ed ex parlamentare di rifondazione comunista, nonchè la prima firma islamica dell’Osservatore Romano.
Orami la polemica è innescata: la Lega appunto, chiede una moratoria ( vedi qui, qui e qui ) con relative prese di posizione senza una politica vera: interventire sull’onda di attacchi terroristici per normare una esigenza così forte…appare a dir poco provinciale: dalla situzione di Treviso, a quella di Milano passando per Padova, Bologna e Colle Val d’Elsa provocando questo tipo di scene incredibili (vedi foto).
Serve una presa di posizione univoca che permetta di valorizzare, e non colpevolizzare, la libertà di culto.
Gli esempi non mancano:
In Francia sono costruite con contributi pubblici, ci sono corsi per imam visto che ci sono 2000 sale da preghiera. L’obiettivo del governo è superarle costruendo almeno 200 tra grandi moschee e luoghi di culto nei prossimi anni. Perchè? Per evitare la fondamentalizzazione. La “via francese” all’ Islam è stata aperta nel 2002, quando Nicolas Sarkozy era ministro dell’Interno, dall’istituzione del Consiglio francese del culto musulmano. Prevede la formazione di imam “francesi”, che studiano Religioni, laicità, interculturalismo all’Istituto cattolico di Parigi e ha l’obiettivo di formare religiosi che abbiano conoscenze giuridiche e civiche di base per esercitare le loro funzioni in Francia in modo corretto.
In Germania: domenica 26 ottobre è stata ufficialmente inaugurata a Duisburg, la più grande moschea di Germania. Costruita a immagine e somiglianza della Moschea Blu di Istanbul può accogliere fino a 1.200 persone e ha un minareto alto 34 metri. Ormai la Repubblica Federale conta quasi 200 vere e proprie moschee, e oltre 2.500 luoghi di culto islamici. La Città-Stato di Berlino ha lanciato un programma innovativo, il primo del suo genere in Germania, dedicato agli imam della capitale: l’obiettivo è di offrire loro corsi specifici per insegnare elementi di storia, politica e diritto tedeschi. “Di questi giorni – ha detto Günter Piening, responsabile dell’integrazione a Berlino – agli imam non vengono chiesti suggerimenti solo religiosi. Devono anche rispondere a quesiti sulla vita quotidiana”. Oggi la Germania conta circa 2.250 imam, 3,2 milioni di musulmani e oltre sette milioni di stranieri. Il tentativo del programma berlinese – che potrebbe presto essere imitato da altri Länder tedeschi – è di rafforzare i legami degli imam con la Germania e la sua cultura. Al programma della Città-Stato parteciperanno in questa prima fase una trentina di persone. Da Duisburg a Berlino, l’establishment tedesco ha ricordato in questi ultimi giorni che l’integrazione degli immigrati dipende anche da un ruolo attivo del potere politico. È sorprendente, soprattutto se letta con uno sguardo italiano, la presa di posizione del ministro-presidente del Nord-Reno Vestfalia, il democristiano Jürgen Rüttgers: “Abbiamo bisogno di più moschee nella nostra regione, non nascoste ma visibili”. E ancora: “Non tutti coloro che hanno fondamenta sono dei fondamentalisti”. La moschea di Duisburg, dotata di grandi finestre di vetro in modo che le sue attività siano il più trasparenti possibili, è costata circa sette milioni di euro, di cui quattro provenienti da fondi privati e tre dalle autorità pubbliche, tedesche e comunitarie.
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