“Non lo benedico”

“Nessuna benedizione per il crocifisso di 6 metri innalzato a pochi metri dalla moschea di Parma.

Don Francesco Rossolini diserta la cerimonia di via Campanini organizzata da Cesare Piazza, artigiano in lotta da mesi contro il centro religioso islamico. Piazza, che aveva esteso l’invito alla stampa e al sindaco Pietro Vignali, avrebbe voluto che il prete benedicesse il “suo” Cristo, da pochi giorni illuminato anche nelle ore notturne”.

Da Parma.

Per rasserenare gli animi, ecco un immigrato integrato…

“Nato per il rock, per bere e scopare”.

Gli Svizzeri, i musulmani e la croce cristiana sulla bandiera italiana

Cosa c’entrano uno con l’altro Svizzeri, musulmani e croce cristiana??

Ricapitolo (da Repubblica):

Gli svizzeri si sono pronunciati a grande maggioranza per il divieto di costruzione di nuovi minareti nel loro Paese.

Il referendum sulla proposta di modifica costituzionale promosso dalla destra nazional-conservatrice ha visto prevalere i sì con il 57,5%. Solo in quattro cantoni su 26 la proposta è stata respinta.

Verrà pertanto modificato l’art.72 della Costituzione, che regola le relazioni tra lo Stato e le confessioni religiose”.

Siam d’accordo che la questione delle moschee tocca sentimenti anche forti, spesso usati in modo propagandistico, ne abbiam già parlato e ne parleremo, ma in questo caso credo si sia andati oltre.

Questo il manifesto che, in modo violento e fuori luogo, paragona le torri dei minareti ai missili…

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Poi arriva il meglio, sempre da Repubbblica:

“Ma dall’Italia arriva il plauso della Lega Nord. L’ex ministro Roberto Castelli non usa mezze misure:

Ancora una volta dagli svizzeri ci viene una lezione di civiltà. Occorre un segnale forte per battere l‘ideologia massonica e filoislamica che purtroppo attraversa anche le forze alleate della Lega”.

Ed ecco la proposta:

Credo che la Lega Nord possa e debba nel prossimo disegno di legge di riforma costituzionale chiedere l’inserimento della croce nella bandiera italiana“.

Giuro che nei miei peggiori pensieri, non sarei riuscito ad immaginare nè la propaganda svizzera (minareti=missili) nè l’incubo della croce cristiana sul tricolore.

Tacchi rossi in moschea

Si tratta di un’installazione. Provocante e originale. A me piace perchè, sopratutto nelle intenzioni, non è scontata.

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E’ dell’artista francese Mehdi-Georges Lahlou che si interroga sul ruolo della donna nell’islam rappresentando il luogo di preghiera con un paio di tacchi a spillo rossi.

L’opera è già stata smontata dopo avere causato l’ indignazione e la rabbia di alcuni musulmani.

“L’installazione “cocktail, o autoritratti in società” è una ricostituzione di uno spazio di preghiera musulmano, rappresentato all’infinito„, ha spiegato l’artista francese Mehdi-Georges Lahlou.

Una trentina di tappeti da preghiera sono disposti al suolo in direzione della Mecca. Dinanzi ad ogni tappeto sono messi una paio di scarpe maschili, che rappresentano l’ uomo in preghiera.

In mezzo, su un tappeto verde, è disposto una paio di scarpe rosse brillanti a talloni.

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Nella mia pratica, utilizzo spesso questo stigma femminile per “travestirmi” e dunque interrogare la mia sessualità„, ha confidato Mehdi-George Lahlou.

“I membri della Comunità musulmana identificherebbero dunque a prima vista le scarpe rosse ad una donna o una prostituta che sarebbe in preghiera fra “gli uomini”, cosa che è percepita come un atto contro l’islam„, ha aggiunto l’artista francese. Quest’ultimo ha deplorato l’ incomprensione in relazione alla sua opera, che viene secondo lui per il fatto che il titolo non sia letto.

Autoritratto in società” lascia intendere che le scarpine rosse rappresentano l’artista. Più di una prostituta, è un travestito che è rappresentato„, ha spiegato Mehdi-Georges Lahlou.

Da qui.

La Lega e i musulmani di Torino

Se fosse vero avremo un bel pò di cose su cui riflettere.

Riporto dal Corriere :

“Mohammed Lamsuni dice che lui e i suoi amici «musulmani laici e demo­cratici» le hanno provate tutte pur di avere «un islam di lin­gua italiana» che non solo pre­dichi letteralmente nella nostra lingua ma che sia anche «rispet­toso dei diritti umani, specie quelli delle donne».

Segue l’elenco dei tentativi: «Poliziot­ti, consoli, ambasciatori, i politi­ci a sinistra, i servizi segreti ma­rocchini. A tutti abbiamo chie­sto ascolto inutilmente» giura. Quello che lui e gli altri propo­nevano era che semmai si fosse aperta una nuova grande mo­schea, a Torino, si tenesse con­to di tutti i musulmani (tunisi­ni, marocchini, algerini, egizia­ni, palestinesi…), con una gui­da che rappresentasse la comu­nità intera, magari eletta con una votazione.

Meglio niente, in sostanza, piuttosto che una moschea «nelle mani delle soli­te persone, gente che esprime tutt’al più un partito politico marocchino». Aggiunge, Lam­suni, che la prevista moschea di via Urbinio 5 va esattamente in questa direzione, cosa «ag­gravata» dal fatto che è finanzia­ta direttamente dal governo ma­rocchino che la controlla politi­camente con due milioni mez­zo di euro.

E allora, appunto, «meglio niente» Pausa di riflessione. Poi un sospiro: «Queste cose le dicia­mo da anni senza esito, ora ci siamo stancati e abbiamo bussa­to alla porta di Satana». Cioè del­la Lega, «proprio io che ho scrit­to parole di fuoco contro la Bos­si- Fini…»”.

Una moschea con grandi finestre di vetro

In Italia ci sono 1.200.000 musulmani.

INTER - NAPOLI

In Italia ci sono 258 luoghi di culto islamici (31 in Lombardia): non tutte vere e proprie moschee, soprattutto luoghi di ritrovo, con varie sentenze del TAR in merito.

Negli ultimi giorni, sull’onda degli attentati di Mumbai e sugli arresti di presunti terrortisti avvenuti in Lombardia, uno dei quali predicatore del centro culturale “Pace” di Macherio, si è scatenato un dibattito, soprattutto tra Lega Nord e il Vaticano, sull’apertura di nuove Moschee.

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Subito mi colpisce che ne parlino la Lega Nord, nota per le sue continue proposte sul mondo dell’immigrazione (dalle classi ponte all’assistenza sanitaria agli irregolari), e il Vaticano: e il resto della tribuna politica? Tettamanzi si rivela essere il più aperto.

Il problema è a vari livelli: tutto nasce dalla mancanza di una rappresentanza unitaria che costituisce infatti una caratteristica specifica dell’islam in generale, da cui la mancanza di accordi ufficiali con lo Stato Italiano: la Consulta islamica che riunisce i più importanti rappresentati dell’islam italiano, poteva in qualche modo risolvere il problama. Peccato che Maroni non la convochi da giugno.

Come corollario c’è la mancanza di un albo e di una formazione specifica degli Imam che spesso hanno ricevuto una formazione religiosa all’estero, magari non conoscono la lingua italiana, e si teme che nei loro discorsi trasmettano principi estremisti.

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“Lo Stato deve esercitare il controllo: le moschee devono essere luoghi di culto, non luoghi di ritrovo per fondamentalisti. Il divieto però può essere pericoloso, perché fa di tutta l’erba un fascio. Per fortuna non tutti i musulmani sono terroristi… bisogna lavorare, a livello istituzionale, per razionalizzare la formazione del personale di culto e degli imam. …In Francia c’è lo stesso problema. L’Istituto cattolico di Parigi e la grande moschea della capitale hanno dato vita a un corso per formare gli imam francesi: non vedo perché non si possa esportare questa esperienza anche in Italia, ad esempio con un accordo fra la Gregoriana e la grande moschea di Roma….Oggi è una giungla. È necessario creare un’abilitazione per le moschee. Le istituzioni devono controllare chi promuove la pace e il culto della religione e chi usa questi luoghi per fare il contrario. La moratoria è inutile: serve una selezione di centri abilitati».

A parlare non è Bossi ma Khaled Fouad Allam, sociologo e politico algerino, docente di storia e istituzioni del mondo musulmano ed ex parlamentare di rifondazione comunista, nonchè la prima firma islamica dell’Osservatore Romano.

Orami la polemica è innescata: la Lega appunto, chiede una moratoria ( vedi qui, qui e qui ) con relative prese di posizione senza una politica vera: interventire sull’onda di attacchi terroristici per normare una esigenza così forte…appare a dir poco provinciale: dalla situzione di Treviso, a quella di Milano passando per Padova, Bologna e Colle Val d’Elsa provocando questo tipo di scene incredibili (vedi foto).

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Serve una presa di posizione univoca che permetta di valorizzare, e non colpevolizzare, la libertà di culto.

Gli esempi non mancano:

In Francia sono costruite con contributi pubblici, ci sono corsi per imam visto che ci sono 2000 sale da preghiera. L’obiettivo del governo è superarle costruendo almeno 200 tra grandi moschee e luoghi di culto nei prossimi anni. Perchè? Per evitare la fondamentalizzazione. La “via francese” all’ Islam è stata aperta nel 2002, quando Nicolas Sarkozy era ministro dell’Interno, dall’istituzione del Consiglio francese del culto musulmano. Prevede la formazione di imam “francesi”, che studiano Religioni, laicità, interculturalismo all’Istituto cattolico di Parigi e ha l’obiettivo di formare religiosi che abbiano conoscenze giuridiche e civiche di base per esercitare le loro funzioni in Francia in modo corretto.

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In Germania: domenica 26 ottobre è stata ufficialmente inaugurata a Duisburg, la più grande moschea di Germania. Costruita a immagine e somiglianza della Moschea Blu di Istanbul può accogliere fino a 1.200 persone e ha un minareto alto 34 metri. Ormai la Repubblica Federale conta quasi 200 vere e proprie moschee, e oltre 2.500 luoghi di culto islamici. La Città-Stato di Berlino ha lanciato un programma innovativo, il primo del suo genere in Germania, dedicato agli imam della capitale: l’obiettivo è di offrire loro corsi specifici per insegnare elementi di storia, politica e diritto tedeschi. “Di questi giorni – ha detto Günter Piening, responsabile dell’integrazione a Berlino – agli imam non vengono chiesti suggerimenti solo religiosi. Devono anche rispondere a quesiti sulla vita quotidiana”. Oggi la Germania conta circa 2.250 imam, 3,2 milioni di musulmani e oltre sette milioni di stranieri. Il tentativo del programma berlinese – che potrebbe presto essere imitato da altri Länder tedeschi – è di rafforzare i legami degli imam con la Germania e la sua cultura. Al programma della Città-Stato parteciperanno in questa prima fase una trentina di persone. Da Duisburg a Berlino, l’establishment tedesco ha ricordato in questi ultimi giorni che l’integrazione degli immigrati dipende anche da un ruolo attivo del potere politico. È sorprendente, soprattutto se letta con uno sguardo italiano, la presa di posizione del ministro-presidente del Nord-Reno Vestfalia, il democristiano Jürgen Rüttgers: “Abbiamo bisogno di più moschee nella nostra regione, non nascoste ma visibili”. E ancora: “Non tutti coloro che hanno fondamenta sono dei fondamentalisti”. La moschea di Duisburg, dotata di grandi finestre di vetro in modo che le sue attività siano il più trasparenti possibili, è costata circa sette milioni di euro, di cui quattro provenienti da fondi privati e tre dalle autorità pubbliche, tedesche e comunitarie.

Ramadan Mubarak

Siamo in pieno Ramadan! Quindi i musulmani praticanti ” debbono astenersi – dall’alba al tramonto – dal bere, mangiare, fumare e dal praticare attività sessuali”.

Ho trovato articoli sulla stampa italiana a riguardo: ne cito due…completamente diversi. Scegliete..Tralasciando per ora le incredibili vicende legate alle poche moschee in Italia..(che però ho ben presente, vedi foto).

Il Ramadan? “Molto shopping e poco digiuno”

In ottica completamente commerciale, il quotidiano “la stampa” ce ne parla come sempre con un occhio al gossip.

Inizia il Ramadan: anche un sms può servire a capire cos’è

Il Sole 24 ore mostra invece il lato più vicino a noi. Un sms per aprire una porta ai circa 700 mila musulmani che vivono in Italia (stime del 2007 della caritas), molti dei quali osservanti il ramadan.

Io, come si capisce dal titolo, scelgo il sole…